controllare la fame

Come controllare la fame

Ognuno di noi, dopo un lungo, stancante pomeriggio di lavoro, a un certo punto inizia a sentire i crampi della fame. Sebbene questa sia una funzione necessaria alla sopravvivenza, non è solo per nutrirci che, di fatto, mangiamo. E’ il cervello che bisogna indagare per capire perché alcuni individui sentono la fame più di altri e non riescono a controllare questo impulso.

Perchè abbiamo fame?

La domanda da un miliardo di dollari è: come funziona questo meccanismo? Un nuovo studio pubblicato lo scorso febbraio stilla rivista Nature può aiutarci a scoprirlo. L’obiettivo generale degli studi è quello di individuare lo schema di cablaggio neurale che controlla la fame”, spiega il neumendocrinologo Bradford Lowell, uno degli autori della ricerca.

Il team di scienziati del Belli Israel Deaconcss Medical Center e della Hanord Medical School aveva precedentemente identificato un gruppo di cellule, i neuroni che producono il peptide correlato alla proteina Agouti (AgRP), che regolano i comportamenti alimentari e che, quando stimolate, spingono a mangiare voracemente. Adesso il team guidato da Lowell è riuscito a localizzale questi neuroni.

La scoperta di Lowell e i neuroni che attivano la fame

Utilizzando nuove tecnologie che permettono di mapparli uno a uno, sono stati in grado di scoprire quali tra i milioni di neuroni del cervello di un topo fornivano l’input a quelli AgRP, dice Lowell. In particolare, la tecnologia utilizzata in questo studio sfrutta una versione modificata del virus della rabbia, che viene manipolato per infettare solo i neuroni AgRP e risalire così all’origine del segnale. Contro ogni aspettativa, gli scienziati hanno scoperto che la regione coinvolta é il nucleo paraventricolare, una regione che a lungo era stata considerata la sede della sazietà.

Il team ha testato questa scoperta su un gruppo di lupi da laboratorio in cui venivano attivati o disattivati i neuroni responsabili dell’appetito, col risultato che i topolini che si erano appena nutriti continuavano a mangiare compulsivamente, mentre quelli che erano a digiuno da molto tempo non cercavano cibo.

Questa scoperta può essere un importante pomo di partenza per lo sviluppo di terapie contro l’obesità e di altri disturbi alimentari, in allarmante crescita nel mondo occidentale. È difficile ancora dire quando si potrà agire per combattere questi disturbi. Sicuramente gli studiosi si stanno avvicinando sempre di più a una comprensione complessiva e più ne sapremo, maggiori saranno le possibilità di intervenire.